Focus: Giuseppe Capogrossi e Anticoli Corrado

Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado

Dal 9 ottobre al 18 dicembre 2022

Giuseppe Capogrossi, Natura morta, 1934

Il museo di Anticoli Corrado omaggerà la figura di Giuseppe Capogrossi, nel cinquantennale della sua scomparsa, dedicandogli uno speciale focus patrocinato dalla Fondazione Archivio Capogrossi. Nella sala grande al piano terra verranno esposti, accanto alle due opere in collezione, i documenti e le fotografie che raccontano il suo speciale rapporto con il borgo della Valle dell’Aniene.

Giuseppe Capogrossi cominciò a frequentare Anticoli Corrado a partire dal 1923, grazie ai corsi della scuola d’arte di Felice Carena, che seguiva insieme, tra gli altri, a Emanuele Cavalli e Fausto Pirandello. L’artista romano tornò più volte anche negli anni a seguire per lunghi soggiorni, soprattutto d’estate, affittando uno studio per lavorare immerso nella natura. Sono numerosi i dipinti eseguiti da Capogrossi ad Anticoli Corrado, dove poté condividere la sua ricerca “tonalista” con l’amico Cavalli, il quale vi abitò stabilmente dal 1935 al 1946. Fu quest’ultimo a documentare il loro rapporto di collaborazione e amicizia attraverso una serie di fotografie, alcune delle quali verranno concesse in prestito dall’Associazione Emanuele Cavalli per questa speciale occasione.

L’omaggio al pittore romano prevede un secondo appuntamento a partire dal 19 novembre con la mostra Spazio, forma, ritmo – e a Capo, collettiva in collaborazione con Contemporary Cluster [Collective Intelligence] che vedrà esposte le opere di artiste e artisti emergenti e mid-career, con l’intento collaterale di rendere omaggio a una delle più importanti personalità del Novecento italiano, dal respiro internazionale.

Il progetto, a cura di Davide Silvioli, è promosso ed organizzato da Contemporary Cluster – Roma e presenta al pubblico opere di Giulia Apice, Dario Carratta, Valerio Di Fiore, Marco Emmanuele, Alessandro Giannì, Sue Kennington, Aryan Ozmaei, Andrea Polichetti. Si tratta di artiste e artisti che, pur differenti per soluzioni ed alfabeti, dimostrano la condivisione di una sensibilità acuta verso gli insegnamenti e le rivoluzioni artistiche del XX° secolo, con particolare riferimento al panorama italiano e prediligendo il territorio della pittura. Il titolo della mostra, rinviando ad alcune delle componenti principali del linguaggio di Capogrossi, sottende un tributo al celebre pittore romano, attraverso la ripresa degli elementi di spazio, forma e ritmo che hanno caratterizzato la sua estetica. La mostra, su questa base, istituisce un parallelismo, volutamente asimmetrico, fra Novecento e attualità artistica, impostato sull’osservazione di come determinate categorie visive si siano rinnovate nel corso della progressione della ricerca artistica contemporanea, rimanendo comunque delle autentiche costanti. Difatti, la dicitura “e a Capo”, normalmente usata per segnalare quando si cambia riga o periodo in un testo, formulando un evidente gioco di assonanze e riferimenti, comunica il fatto che la mostra raccorda personalità afferenti a una cronologia di molto successiva rispetto a quella in cui operava Capogrossi ma con il quale è possibile creare una permeabilità, grazie all’interesse che le nozioni di spazio, forma e ritmo continuano a mantenere nella sperimentazione artistica corrente.

La mostra si potrà visitare secondo i normali orari d’apertura del museo e sarà accompagnata da un catalogo firmato NFC Edizioni, con testi critici, fotografie dell’esposizione allestita e apparati informativi sulle artiste e sugli artisti ivi compresi.

Gli artisti

Giulia Apice (Frosinone, 1997) ha conseguito il diploma di primo livello in Decorazione, presso l’Accademia di Belle Arti di Frosisnone, nel 2020. Fra i progetti espositivi che l’hanno vista coinvolta quest’anno di ricordano le collettive “Giovedì 8 +2”, a cura di Gianni Dessì e Donatella Spaziani nella cornice del progetto “Accade!”, La Nuova Pesa, Roma; “Lo sguardo Oltre”, a cura di Sonia Andresano, promossa da Fondazione smART – polo per l’arte, Forte Antenne, Roma; “BAYRAKTAR”, ADA gallery, Frosinone.

Dario Carratta (Gallipoli, 1988) vive e lavora a Roma. Utilizza la pittura per trasferire su tela visioni distopiche, animate da personaggi al limite tra la fisicità del reale e l’evanescenza del sogno. Il carattere onirico dei suoi dipinti è più torbido che idilliaco, dominato da una temperatura cupa che sembra evocare un esistenzialismo post-umano. Tra i suoi ultimi progetti espositivi si menzionano: Limax, Spazio Su, Lecce, 2021; La comunità inoperosa, Palazzo Ducale, Tagliacozzo, 2021; SPAZIOMENSA – group show, SPAZIOMENSA, 2020; Shh, it’s a secret, Postmasters Gallery, Roma – New York, 2020; Industria Indipendente ‒ Klub Taiga (Dear Darkness), La Biennale di Venezia Teatro, Venezia, 2020.

Valerio Di Fiore (Milano, 1981) vive e lavora a Roma. Dalla seconda metà degli anni Novanta si dedica alla ricerca pittorica e allo studio di subculture urbane, che lo porterà successivamente a sviluppare un personale processo di ibridazione tra media tradizionali e linguaggi dell’inner city, creando un dialogo tra cultura underground ed arte contemporanea.

Marco Emmanuele (Catania, 1986). Inizialmente dedito alla ricerca e produzione musicale, nel 2010 decide di continuare gli studi in Architettura trasferendosi a Roma, dove oggi vive e lavora. Realizza opere in ceramica, ferro e vetro, che ruotano intorno ai detriti; testimoni dell’attitudine umana all’alterazione dei luoghi. La ricerca piu recente verte sulla ialurgia, la progettazione di macchine per disegnare e la pittura con impasto vitreo, tramite il quale l’artista cerca la luce residuale che lo circonda. Nel 2020 è stato in residenza a Lozio (BS) per Falía* e a Terni per Radici. Tra le mostre più recenti: Un raggio verde (Operativa Arte contemporanea, 2021, Roma), Materia nova (Galleria d’arte moderna, 2021, Roma), 10000 Seahorse Power (Hypermaremma, 2021, Capalbio), Ibidem, adesso e nell’ora della mostra (pianobi, 2021, Roma), Drawing machine #13 (Superstudiolo, 2021, Bergamo).

Alessandro Giannì (Roma, 1989). Nella sua ricerca la pratica analogica della pittura si fonde con l’utilizzo di internet e dei nuovi media, indagando il legame tra l’universo onirico e introspettivo dell’essere umano con l’universo digitale. All’interno della sua produzione coesistono opere di diversa tipologia, sia tradizionale (pittura, disegno e scultura), sia di natura tecnologica (intelligenza artificiale, VR, 3D video, stampa 3D). Ha esposto in diverse istituzioni in Italia e all’estero, tra cui l’American University Katzen Arts Center (Washington DC, USA); La residenza italiana dell’Ambasciatore in USA “Villa Firenze” (Washington DC, USA); Il museo MAXXI di Roma (Italia); La Galleria d’Arte Moderna di Roma (Italia); l’Istituto Svizzero di Roma (Italia); l’Istituto Svizzero di Milano (Italia). Nel 2020 è tra i fondatori di Spaziomensa.

Sue Kennington (Londra, 1955) vive e lavora fra Roma e la Toscana, dal 2002. Ha compiuto i suoi studi a Londra, al Goldsmiths College (MFA, 2002) e Chelsea College (BA Fine Art 1998). Nel 1996 ha partecipato alla rassegna New Contemporaries alla Tate Liverpool e al Camden Arts Center di Londra. Il suo lavoro intraprende un’indagine sulla luce e sul colore, eseguite all’interno della pittura, praticando un’esplorazione continua sul linguaggio del colore le sue possibilità, fino a forzare i limiti consueti della pittura stessa per arrivare al punto di tensione massima fra gesto e ponderazione, fra la razionalità e istinto. Tra le mostre più recenti si ricordano Sue Kennington & Fleur Simon | New Work alla Sid Motion Gallery, Londra, 2019; Third Hand, C2 Contemporanea, Firenze, 2018. È stata selezionata per il Premio Internazionale di Pittura “ Lissone” 2018, esponendo al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone.

Aryan Ozmaei (Tehran, 1976). Ha frequentato la Azad Art and Architecture University di Tehran, laureandosi in pittura. Ha successivamente frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, città dove si è trasferita nel 2002, conseguendo la laurea in pittura e poi la specializzazione in Arti visive e linguaggi multimediali. Il suo percorso recente ha compreso le mostre personali ”Grounds” presso la Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso, a cura di Pietro Gaglianò, nel 2022; ”A studio abroad” presso SRISA Project Space a Firenze, a cura di Pietro Gaglianò; e le collettive: ”If it is untouchable it is not beautiful” alla Galleria Monitor di Roma; ”Forme uniche nella continuità dello spazio”, a cura di Luigi Presicce, alla Galleria Rizzuto di Palermo. Ha partecipato alla mostra collettiva ”La luna è vicina”, curata da Saverio Verini, a Pereto (AQ) in occasione della ”Straperetana 2019”. Nel 2021 ha partecipato alla mostra collettiva “Paso doble”, curata da Pietro Gaglianò, presso la Fondazione Malvina Menegaz.

Andrea Polichetti (Roma, 1989). La sua ricerca attinge all’immaginario archeologico ed a quello naturale; attraverso una sperimentazione sui materiali del contemporaneo, articolandosi attraverso diversi linguaggi, tra cui il disegno, la stampa, la cianotipia e la scultura. Indagando il potenziale estetico della rovina, il suo lavoro riflette sulle implicazioni dell’impermanenza e la caducità del tempo, ponendosi in relazione con l’elemento naturale. Ha lavorato attivamente alla creazione di mostre indipendenti, come 89/2012, alla gestione del temporary space Da Franco (all’interno di una barberia nel centro di Roma) e di un progetto editoriale di fanzines. Nel 2020 fonda Spaziomensa continuando la sua attività di promotore ed art organiser.