Dall’Ottocento agli anni Dieci

I dipinti più antichi nelle collezioni, risalenti agli anni ottanta dell’Ottocento, offrono uno sguardo sulla produzione di alcuni degli artisti stranieri in visita ad Anticoli Corrado, attratti dal paesaggio e dai costumi degli abitanti. Tra questi, il danese Niels Frederik Schiøttz-Jensen (1855-1941), del quale il Museo conserva due piccoli ritratti su carta dal segno rapido e incisivo; lo svizzero Hans Lendorff (1863-1946), le cui Mendicanti colpiscono per l’intensa penetrazione psicologica; o ancora il polacco Edward Okuń (1874-1946), il cui Ritratto di Vittoria Ciaccia, modella anticolana, è una prova di come gli artisti idealizzassero la bellezza delle donne locali rendendole quasi monumentali.

La presenza degli artisti stranieri è testimoniata anche dalle opere dell’inglese William Rothenstein (1872-1945), il quale soggiornò a Roma nei primi del Novecento, visitando le campagne circostanti. Le litografie e i disegni qui esposti – tra cui un suggestivo Ritratto di Auguste Rodin, 1897 – restituiscono un focus sulla grafica tra Ottocento e Novecento che culmina con l’opera di Adolfo De Carolis (1874-1928). Del maestro marchigiano il Museo conserva una xilografia (La foce, 1910 ca.) e il bozzetto per il manifesto dell’”Esposizione internazionale dell’industria e del Lavoro” di Torino del 1911.

La cesura della Prima guerra mondiale che interrompe improvvisamente la quiete della “belle époque” è illustrata dalla grande tela dello spagnolo Rafael Argelés (1894-1979) intitolata Lettera dal fronte, 1916, in cui una madre, in un interno domestico borghese, legge alla figlia la lettera del padre lontano impegnato al fronte.

Alla produzione artistica dell’Italia della fine degli anni Dieci, stravolta dalla guerra ma ancora desiderosa di confrontarsi con le più originali esperienze internazionali, è qui rappresentata dalle opere di Attilio Selva (1888-1970), scultore triestino strettamente legato ad Anticoli Corrado.

 

Suggestioni dagli anni Venti

Dopo gli orrori della Grande Guerra, agli inizi degli anni Venti gli artisti di tutta Europa ricercavano un linguaggio che unisse la modernità alla tradizione, volgendo lo sguardo alle nuove ricerche senza dimenticare la lezione dei grandi maestri del passato. Tra i protagonisti della riscoperta della pittura antica vi era, per quanto riguarda il contesto romano, Ferruccio Ferrazzi (1891-1978), del quale è qui esposto La trita del grano. Il dipinto si ricollega ad altre opere di soggetto animalier – genere particolarmente in voga negli anni Venti – presenti in questa sala: due disegni del 1921 di Edita Broglio, nata Edita Walterowna von Zur Muehlen (1886-1977), raffiguranti entrambi un Asinello, e la Leonessa, capolavoro del 1924 di Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) eseguito dal vero allo zoo di Buenos Aires, città in cui l’artista romano soggiornava in qualità di Commissario per le Belle Arti.

Un animale di fantasia è invece quello della Schiava del mostro di Arturo Martini (1889-1947), preziosa ceramica policroma del 1927. L’opera, vera e propria visione onirica, è stata eseguita dallo scultore trevigiano durante il suo soggiorno ad Anticoli Corrado, durato dalla primavera del 1924 all’autunno del 1927, durante il quale lavorava come assistente di Maurice Sterne (1878-1957), presente in questa sala con il dipinto Donna seduta, 1920.

Altro protagonista dell’arte italiana degli anni Venti è Ercole Drei (1886-1973), del quale si espone un ritratto ad olio corredato di studi a matita, insieme ad una delle sue più celebri sculture, la Commedia, raffinato gesso patinato in oro rappresentativo dell’apertura dell’artista faentino all’eleganza di un classicismo riletto in chiave Déco.

 

Temi dell’arte italiana dagli anni Trenta al dopoguerra

I capolavori esposti nelle sale del secondo piano rappresentano il cuore delle collezioni del Museo di Anticoli Corrado, fondato nel 1935 da alcune delle più importanti personalità dell’arte italiana del tempo.

Nella prima sala, dedicata alla produzione artistica degli anni Trenta, vengono affrontati i maggiori temi dell’arte all’epoca del regime, a partire dalla famiglia, una delle tematiche predilette da molti pittori e scultori, unitamente alla ruralità: ne è un primo esempio La madre di Domenico Ponzi (1891-1973), monumentale ritratto della moglie anticolana Angela Toppi, la cui versione in marmo è collocata dal 1931 nell’atrio del Palazzo delle Poste di Grosseto. La scultura è messa a confronto con la Maternità di Emilia de Divitiis (1893-1979), in cui l’artista romana evidenzia la forza della figura femminile per esaltare l’importanza del ruolo materno nella società, senza rinunciare ad una nota di tenerezza nel soffermarsi sull’intimismo domestico dell’ambientazione. Al mondo del lavoro è poi legato il dipinto di Giuseppe Piccolo (1903-1983), il Contadino che torna dai campi, affiancato al coevo ritratto borghese di Sigismodo Meyer (1884-1952), esempio di due mondi distanti che convivono.

In una generale riscoperta della pittura antica si collocano i due importanti dipinti di Felice Carena (1879-1966) e Emanuele Cavalli (1904-1981), entrambi dedicati ai bagnanti; il primo, Famiglia di pescatori, si ricollega al tema già illustrato della famiglia del lavoro, mentre L’amicizia di Cavalli, autoritratto dell’artista insieme ai colleghi Giuseppe Capogrossi e Corrado Cagli, si pone come colta interpretazione dei valori camerateschi particolarmente cari all’Italia del regime fascista, non priva di velato omoerotismo di reminescenza ellenica.

Una parete è interamente dedicata al ritorno in pittura della natura morta, intesa come specchio dell’artista e del suo lavoro: tra le nature morte esposte, sono da segnalare un capolavoro di Fausto Pirandello (1899-1975) e un altro di Giuseppe Capogrossi (1900-1972), mirabili nelle diverse soluzioni di rapporti tra colori e forme geometriche.

Un’altra parete è infine dedicata all’antico genere del paesaggio, con una deliziosa veduta di Antonio Barrera (1889-1970) e una serie di studi naturali di Andrea Spadini (1912-1983).

Nella sala successiva, sono raggruppati alcuni dei dipinti che dagli anni Trenta arrivano al dopoguerra, con il comune denominatore del rapporto con Anticoli Corrado. Tra i capolavori esposti realizzati dopo il conflitto, una celebre Natura morta con brocca e ventaglio di Pasquarosa Marcelli Bertoletti (1896-1973), la modella anticolana che divenne artista quasi per gioco, per poi affermarsi come una delle più interessanti novità del panorama italiano della metà del Novecento; una litografia di Oskar Kokoschka (1886-1980), testimonianza del suo soggiorno ad Anticoli Corrado; e infine, a chiudere il percorso, due lavori grafici dell’eclettico Rafael Alberti (1902-1999) e del geniale Eric Hebborn (1934-1996), gli ultimi protagonisti della vita culturale internazionale anticolana.

 

Il borgo di Anticoli Corrado: galleria fotografica